COMO ACQUA: TANTI PROBLEMI IRRISOLTI, STUPITI DALLA NOMINA DEL DIRETTORE GENERALE

A più di un anno dal conferimento al gestore unico “Como Acqua”, il processo è fermo al palo. Alcuni problemi sono ancora irrisolti: “Al momento – spiega Giuseppe Augurusa, responsabile ufficio legale e delegato alle partecipate della Cgil di Como –  siamo ancora al gestore “plurimo” e non unico, non sono state avviate le fusioni dei rami d’azienda, non è stata risolto il rapporto con le società a capitale misto, inconferibili con le cessioni dei rami d’azienda e senza accordo con gli imprenditori privati (sono due: “Como depur”, partecipata del Comune di Como, e “Lariana depur”), resta ancora da capire come sarà gestita in futuro la parte di lavoro in economia (si esclude che i comuni possano impegnere i propri dipendenti) e resta quindi indefinita la pianta organica, non è a regime un sistema unico di fatturazione. Quest’ultimo aspetto, inoltre, alla lunga solleva un problema di legittimità: chi emette le bollette deve corrispondere a chi gestisce”. La Cgil è presente al tavolo come gruppo di lavoro che si occupa del personale; le grandi questioni, quindi, restano ancora irrisolte. “Però – aggiunge Augurusa –  ci si è prodigati senza passare dall’assemblea dei soci (atto di trasparenza che ci pareva dovuto),  a nominare un direttore generale. Siamo sorpresi: non capiamo quale necessità vi fosse di procedere a una nomina attraverso un bando “balneare”. In questa fase, quindi, Como Acqua si ritroverebbe con zero dipendenti e un direttore generale. Una situazione singolare sia secondo buon senso sia secondo la legge, che prevede la governance inferiore al numero degli addetti. Lo stipendo del dg, 160mila euro all’anno per tre anni, ci sembra in questa fase un investimento fuori luogo. Ci sarebbe sembrato più logico investire su una figura così importante dopo aver ricompreso dentro Como Acqua un primo patrimonio industriale”.
“Intendiamo stigmatizzare – aggiunge Giacomo Licata, segretario generale della Camera del Lavoro di Como – la scelta del CdA che, a nostro avviso, getta discredito anche sulla politica. Non crediamo di affermare nulla di nuovo evidenziando che la nomina dei componenti del CdA è frutto di un intesa tra le principali forze politiche a cui fanno riferimento i soci.
Per queste ragioni, ci aspettiamo dai sindaci e dai rappresentanti della politica comasca una presa di distanza da una nomina sbagliata, costosa einutile. Consideriamo grave che attorno alla gestione del bene comune, l’acqua, si rischi di trasmettere il messaggio di una politica impotente o addirittura complice rispetto a fenomeni che delegittimano la gestione di un servizio primario”.

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