Il 6 marzo a Olgiate Comasco l’Assemblea delle Assemblee Cgil

Si è tenuta il 6 marzo a Olgiate Comasco l’Assemblea delle Assemblee della Cgil di Como, convocata per discutere dei 5 quesiti referendari su cui si andrà al voto in primavera.

Sandro Estelli, segretario generale della Cgil di Como, ha aperto i lavori, nel corso della mattinata oltre ai delegati sindacali sono intervenuti l’avvocato Antonio Lamarucciola, il  segretario generale della Cgil Lombardia Alessandro Pagano, rappresentanze di alcune delle associazioni che condividono con Cgil il percorso referendario (Anpi, Arci, Auser). Ha chiuso i lavori la segretaria della Cgil nazionale Francesca Re David.

“Proporre i referendum significa difendere i diritti e allargare la partecipazione, perché la democrazia vive solo se praticata. L’astensionismo segnala una sfiducia preoccupante: se il voto non si usa, diventa una lingua morta. E se il voto muore, muore la democrazia.

Noi scegliamo di praticarlo, di difendere la democrazia con la partecipazione. Con i cinque referendum vogliamo cambiare norme sbagliate che precarizzano il lavoro e aumentano le disuguaglianze. È una battaglia di giustizia, dignità e futuro”, ha spiegato Sandro Estelli.

A primavera 2025 i cittadini italiani andranno al voto su 5 quesiti referendari che riguardano lavoro e cittadinanza. Due quesiti per l’abolizione di una parte del Jobs act, quella relativa ai licenziamenti: si chiede il ripristino della tutela reintegratoria nelle aziende con più di 15 dipendenti in cui il dipendente dimostri in giudizio di essere stato licenziato illegittimamente; si richiede nelle aziende con meno di 15 dipendenti di ripristinare la possibilità di definire in giudizio l’importo del risarcimento del danno nel caso in cui il dipendente dimostri in giudizio di essere stato licenziato illegittimamente.

Un altro quesito riguarda il lavoro precario: si chiede di ripristinare l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato al fine di evitare l’utilizzo improprio di somme di contratti a termine lasciando alcuni lavoratori in una condizione di continua precarietà. L’ultimo quesito sul lavoro riguarda la responsabilità solidale in appalto: sono quasi 1000 i morti sul lavoro in Italia ogni anno. Si chiede di estendere la responsabilità dell’imprenditore committente, ciò significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro anche alla luce di numeri che ci dicono che molti infortuni gravi e mortali avvengono proprio nelle catene di appalti.

Ai quattro quesiti sul lavoro si aggiunge quello sulla cittadinanza che propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia necessari per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituitirà una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500 mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano, lavorano e pagano le tasse. L’ottenimento della cittadinanza oggi è un percorso ad ostacoli che oltre alla residenza in Italia per almeno 10 anni prevede comunque un lungo iter burocratico, la produzione di documentazione spesso difficile da reperire e l’attestazione di requisiti economici. Modificare il termine minimo di residenza significa rendere questo percorso che oggi è molto lungo e complesso, un po’ meno lungo.

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