lettera del Segretario Generale dopo lo sciopero del 3 ottobre

Care Compagne, cari Compagni,

venerdì abbiamo vissuto qualcosa di non ordinario. Non solo una piazza piena, ma un momento in cui solidarietà e responsabilità hanno preso forma. La giustizia non è più apparsa come un orizzonte lontano: è diventata pratica condivisa.

I numeri contano, ma conta di più come ci siamo riconosciuti: una comunità capace di tenere insieme le differenze, di ascoltare e di scegliere l’impegno concreto — non comodo, non “da social”, ma fatto di presenza fisica, di corpi e pensieri, nei luoghi dove le cose si cambiano davvero. Non siamo soli: la nostra voce entra in un coro più ampio che chiede giustizia, dignità del lavoro, diritti e rispetto.

E poi le ragazze e i ragazzi: numerosi, attenti, determinati. Hanno risvegliato coscienze e rimesso al centro parole essenziali: sogni e speranze, bisogno di giustizia, sorrisi e allegria. Quell’energia va apprezzata, sostenuta, compresa.

Ora serve metodo: ascolto nei luoghi di lavoro; iniziativa contrattuale e sociale; attenzione a chi è più esposto; sedi accessibili e accoglienti — Camere del Lavoro vive; allargare la nostra presenza sociale e nei luoghi di lavoro; costruire alleanze e reti. Continuità, misura, serietà: così rendiamo stabile ciò che la piazza ha mostrato in un giorno. Vogliamo restare dalla parte che unisce empatia e responsabilità, lucidità e volontà, equilibrio e impegno quotidiano.

Continuiamo così, con la convinzione che insieme possiamo trasformare la speranza in realtà. La traiettoria è segnata: trasformiamola in pratica concreta.

Grazie per il lavoro di ciascuna e di ciascuno, per la presenza di ieri in piazza e per la responsabilità che ci attende domani.

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