POSTE ITALIANE: E’ ORA DI TRACCIARE UNA LINEA NETTA E INDICARE DI CHI SONO LE RESPONSABILITA’

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La sorpresa è giustificabile solo per i non addetti ai lavori, non certamente per chi è stato in silenzio per molti mesi se non addirittura anni.Ora si tenta di scaricare la responsabilità sui lavoratori: come organizzazione sindacale abbiamo denunciato sperperi, mala gestione , clientelismo che, nel bene e nel male, hanno segnato la storia di una grande azienda quale è Poste Italiane.
Utili in crescita, consolidamento sistematico attraverso la riduzioni dei costi, privatizzazione con la logica del  fare cassa per svariati  motivi, non ultimo la boutade che i proventi servirebbero per la riduzione debito pubblico:  tutto ciò è avvenuto sempre sulla pelle dei dipendenti.
Incentivazioni all’esodo, depotenziamento del recapito, svilimento degli uffici Postali con chiusure a giorni alterni .Un’azienda che da soggetto dotato di strumentazione informatiche  all’avanguardia ha visto nei propri uffici proporre la vendita di motorini! E poi? nulla! Un piano industriale debole, con molti annunci e pochi fatti, come ad esempio quello sulla riqualificazione e potenziamento della logistica integrata. La verità è la dismissione di molti servizi e  una scommessa mai avviata nel  pensarsi quale player  oltre che produttivo anche sociale. Solo tagli tagli e tagli. Meno personale, meno servizio,con conseguente arrabbiatura, per usare un eufemismo, dei cittadini. Questo oggi è Poste Italiane. L’azienda ha imposto con la connivenza della politica “interessata” cessioni di terreno sulla logistica, uno svilimento nel recapito a giorni alterni,per giunta avallato da delibere delle agenzie preposte al controllo del  pluralismo dell’informazione e delle regole di mercato. Tutto poi smontato dalla Corte di Giustizia Europea che sostiene che il recapito sia un universale e che il recapito a giorni alterno crei un danno ai Cittadini.
Adesso bisogna dire basta. Serve uno sforzo non solo dei lavoratori, serve una presa di coscienza dei cittadini, che in tutti i modi e per  tutto il 2016 abbiamo cercato di avvisare rispetto al dramma che stava per abbattesi su di loro.
I portalettere non hanno  mezzi idonei, i palmari non funzionano,  l’età  media supera i 55 anni e le condizioni di lavoro arrecano stress da lavoro correlato, le assunzioni sono pochissime e nel caso formalizzate  con i contratti a termine di tre mesi. Slc Como  ha già denunciato agli organi preposti i ritardi e le conseguenze di questi disservizi, abbiamo denunciato all’asl tutte le anomalie in ordine alla sicurezza e alle condizioni di lavoro, abbiamo effettuato ben due incontri con la Prefettura di Como, si sono svolte ben 2 audizioni in Regione Lombardia per non parlare delle interrogazioni parlamentari presentate a suo tempo e tutt’ora. Adesso basta.
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