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Dopo la decisione dell’assemblea dei soci di ieri e l’interruzione del processo di fusione di Como Acqua, il futuro è più incerto per i lavoratori delle 12 società pubbliche che oggi si occupano del settore: ” Siamo preoccupati per l’instabilità generata – commenta il segretario della Cgil lariana Giacomo Licata – a oggi, per 153 lavoratori, manca la certezza di un percorso garantito. Inoltre, ieri è andato in scena uno spettacolo politico indecoroso, con un’ingerenza da parte della Regione assolutamente non giustificata e alcuni esponenti politici locali “telecomandati” da altri interessi. Inoltre, i mancati investimenti, derivati dallo stop a Como Acqua, hanno una ricaduta e ritardano maggiormente gli investimenti, e questi sono danni che peseranno sulle tasche dei cittadini comaschi”. Ora, probabilmente, si andrà entro settembre 2018 a una gara in cui potranno partcipare anche Società private multinazionali. “Se vogliamo ancora salvare la gestione pubblica dell’acqua, evitare che le pesanti sanzioni comunitarie si scarichino sul territorio, e se il problema fosse davvero solo tecnico, come si è discusso ieri – conclude Giuseppe Augurusa, responsabile ufficio legale e delegato alle partecipate della Cgil di Como – è ancora possibile incaricare una società terza per una nuova verifica dei dati di bilancio dell’intero sistema idrico (attraverso una rigorosa due diligence), come sollecitato da taluni, si individuino i cespiti non valutati e si faccia pulizia, si predisponga un piano industriale, anche minimo. Così, si potrebbe tornare a votare la fusione in primavera ed alla richiesta da parte dell’ATO alla AEEGSI di una proroga sul periodo transitorio. Non è obbligatori procedere allo smantellamento e alla liquidazione della società Como Acqua”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]